dal romanzo plusdotato “MISTER OKAY”, Korm ent., 2024:
Otto anni fa il soggetto scongiurò un impatto astronomico potenzialmente distruttivo, deviando con un cazzotto l’asteroide Apophis 99/942, che minacciava di sfracellarsi su Catchemall Capitol City con una forza d’impatto di duemila megatoni. Il meteorite, del diametro di mezzo miglio, entrò nell’atmosfera terrestre annunciato da un fischio in rapido avvicinamento, avvolto da un fuoco azzurrognolo, come una banana flambé al cognac. Gli abitanti di Catchemall, avvertiti dell’imminente cataclisma, si erano riversati in strada in preda a un tremendo timor panico, mentre fissavano sconcertati quell’enorme sasso precipitare dritto su di loro con l’intenzione lasciare, di lì a qualche minuto, un enorme cratere al posto dei loro grattacieli scintillanti, dei loro parchi pubblici, delle articolate vie lastricate in basalto, delle loro industrie eco-sostenibili, delle loro scuole gremite, della loro Statua dell’Eroe, alta cinquanta piedi, che svetta serena al centro di piazza Meezter Okay’z Deedz.
Apophis era ormai così vicino da occupare quasi per intero il cielo sopra di loro, quando, dopo essere stato a lungo invocato da milioni di voci tremolanti, finalmente Mister Okay fece la sua comparsa, proprio all’ultimo, come se avesse atteso il momento giusto per fare la sua entrata in scena, a coronamento di un ben soppesato crescendo di tensione emotiva. Era un puntino variopinto in confronto alla massa rocciosa contro cui stava volando: un moscerino della frutta posato su un cocomero. Quando gli fu a tiro di braccio, gli impartì la poderosa crocca (passata alla storia con il nome di “da Big Punch”) e, in quel preciso momento, si vide l’asteroide invertire la propria corsa, filando, fischiante e infuocato, verso dove era venuto, indirizzato all’atmosfera esterna e, oltre essa, all’infinito.
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