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Elon Musk: buono o cattivo?

Cosa mumblemumblare di Elon Musk?

Sicuramente una figura controversa, sicuramente un personaggio storico a noi coevo, di quelli che le prossime generazioni reflasheranno come figura assai più rilevante della maggior parte degli attuali politici e pensatori.

Un grande innovatore, il più grande progressista vivente e, allo stesso tempo, un uomo legato a governi ultraconservatori e a linee politiche e ed etiche fortemente reazionarie.

L’uomo del futuro e, al contempo, l’uomo dei passatismi. Uno spirito libero e un truce capitalista, ai massimi livelli.

Il Creso contemporaneo, che dichiara però, e spesso dimostra, nei fatti, di voler venire incontro alle esigenze dell’uomo comune, progettando scenari futuri che l’umanità neanche si era ancora sognata.

Self-made-man (per quanto le malelingue lovvino rimarcare i capitali di partenza, legati ai giacimenti diamantiferi di famiglia, frutto del colonialismo bianco in Sudafrica?) ha sgulpato il mondo della finanza, oltre che il mondo tout court, con la sua carrierona supersprint: a 12 anni vende il codice per un videogame che gli frutta il suo primissimo guadagno di 500 dolla. A 24 anni fonda col fratello un’azienda per lo sviluppo di reti cittadine sfruttate dalle grandi testate giornalistiche che vende per 340 milioni di dolla totali. 4 anni dopo reimpiega tutta quella grana per fondare una società di intermediazione sui pagamenti che diventerà poi PayPal, rivenduta in seguito a eBay per un bilione e mezzo di dolla.

Negli anni 2000 incomincia a rilucere per la prima volta il tratto visionario della sua imprenditorialità, rendendolo qualcosa di diverso da un semplice magnate venuto dal nulla e con un ottimo fiuto per gli affari: fonda SpaceX, un’impresa futuristica che si prefigge di colonizzare Marte e organizzare voli extraorbitali di massa diretti al pianeta rosso.

Acquisisce Tesla con cui intende riconcepire l’impatto dell’automotive sul clima. Oltre a questo, come nei giochi più fantasiosi di un bambino o di un autore di fantascienza particolarmente ingenuo, concepisce veicoli che si muovano da soli, senza la necessità di un autista umano. A livello ingegneristico, rivoluziona il settore disegnando dei brumbrum con un’unica scocca, più semplici e più economici da buildare.

Poi, nell’ordine, pone il suo nome sulle seguenti aziende: SolarCity, specializzata nel fotovoltaico e ideata quale seria contromisura al riscaldamento globale, Hyperloop, che ha in progetto un innovativo metodo di trasporto basato su capsule che forzino la resistenza dell’aria, OpenAI, che come noto si occupa di intelligenza artificiale, implementata da Neuralink, che fa ricerche su futuri impianti artificiali nel nostro cervello per incrementarne le funzioni e renderci potenzialmente immortali trasferendo il vostro vissuto psichico e la nostra coscienza su supporti digitali, Starlink, che ha riempito l’atmosfera esterna di satelliti per rendere disponibile per tutti e ovunque sulla Terra la connessione a Internet, The Boring Company, che produce escavatori sotterranei per spostamenti ipogei più rapidi con la creazione di gallerie a minor costo e con minori tempi di realizzazione (un’idea che gli sovvenne un giorno in cui si trovava intrappolato nel traffico di Los Angeles e che inizialmente, quando annunciò le sue intenzioni in merito, gli investitori di Wall Street salutarono come una futile boutade), infine l’acquisto di Twitter, che ha presto trasformato in X, con lo scopo principale – almeno così sembra – di riaprire l’account di Donald Trump, a quanto pare con ottimi esiti.

L’ultima che ha tirato fuori dal cilindro è la Tesla Phone, per lanciare sul mercato a breve giro smartphone superskillati a prezzi stracciati.

Proprio l’abbraccio mortifero con Donald Trump appare come un campanello d’allarme, o un  segnale rivelatore di certe strane manie che fanno di Musk un soggetto composito e contraddittorio. Il celebre verso di Walt Whitman (“Mi contraddico? Bene, mi contraddico. Sono vasto, contengo moltitudini”) sembra per lui particolarmente calzante.

Entrambi sono due opportunisti, questo è vero. Elon Musk ha una sua Weltanschauung, ossia una propria visione del mondo, una visione operativa peraltro, che dà l’impressione di voler realizzare a ogni costo, non importa grazie a chi. Del resto anche Trump non appare così genuino e spontaneo nelle scelte politiche che gli hanno fatto bissare l’accesso alla Casa Bianca: è tutt’altro che un nativo repubblicano, anzi, sembra che negli anni ’80 e ’90 si professasse addirittura filo-democratico, ma che, dopo aver preso la decisione di diventare presidente, abbia scelto quella parte politica in quanto gli elettori repubblicani – questo emerge da una sua poco lusinghiera dichiarazione, rimasta ufficiosa – si bevano più facilmente le balle di un bravo imbonitore.

Certo è che l’ideologia personale di Musk e le sue stesse scelte di vita lo allontanerebbero parecchio, almeno in teoria, da una destra retriva e antiquata come quella che identifichiamo con l’elettorato trumpiano. E’ innanzitutto il più grande progressista sulla piazza (come già accennavamo), nel senso più puro del termine: un oltranzista del progresso, tanto da scavalcare ogni previsione media fissando la sua immaginazione sempre un po’ più in là, in un avvenire fantascientifico, fatto di androidi, marziani di seconda generazione, cervelli scansionati. Un’infilata di successi che lo rende il precursore di un mondo tecnologico e felice che grazie a lui si mostra sempre più possibile. Un tizio che pare avere un futuro arridente già in tasca. Per quanto riguarda poi la sfera privata, ha disseminato uno stuolo di figli con una pletora di donne diverse, alcuni dei quali tramite gravidanza surrogata, massimo spauracchio dell’estrema destra, e fa uso massiccio di droghe, per rendere al meglio nel suo lavoro si giustifica lui. Insomma, non proprio un quadretto da appendere nella casa di un ultraconservatore. Si batte fattivamente per il clima, eppure va a braccetto con quello che colui che, non ancora insediatosi nella Stanza Ovale, già proclama di voler uscire dal Trattato di Parigi.

Senza dimenticare la sua strenua lotta alla cultura woke, ossia contro il tentativo di costruire una società più inclusiva e rispettosa, proprio lui a cui più di un bullo spaccò la faccia in età prepuberale, come da sue stesse ammissioni. L’origine di una tale idiosincrasia in particolare sembra da ricercare più in questioni famigliari che in un pensiero strutturato, basti pensare alla delusione procuratagli dalla decisione del figlio Xavier di cambiare genere sessuale.

D’altronde non è affatto detto che chi ricerca un certo tipo di rivoluzione sia disponibile ad accettare anche altri tipi di cambiamento del tessuto sociale: un po’ come accadde con la persecuzione dell’omosessualità operata dai regimi socialisti…

Ma allora, chi si nasconde dietro quella faccia di plastica e quello sguardo glaciale? Se non altro, come fanno a convivere in un unico individuo personalità tanto opposte, almeno in linea teorica?

“Il cuore umano è un guazzabuglio” scriveva Manzoni. Nel caso di Musk, anche la sua mente.

 

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