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Il baraccone dei fenomeni

Il circo equestre affonda le proprie origini nell’Antica Roma, allorché i Cesari, per dimostrare l’incessante espansione imperialistica dell’Urbe, facevano esibire di fronte a un pubblico ammirato, composto dai residenti della Capitale del mondo, animali esotici provenienti dalle remote terre dappoco conquistate: leoni, tigri, elefanti, giraffe, struzzi, marsupiali, scimmie. Possiamo ben immaginare lo stupore che si doveva venire a creare a tale vista in quella gente abituata tutt’al più a vedere polli, cani, gatti, maiali e buoi e, male che andasse, a incontrare in percorsi fuorivia cinghiali e lupi.

Ebbene, molti secoli dopo, nel pieno dell’attività circense americana, laddove lo show è sempre, per definizione, bigger than life, si pensò bene di affiancare ai soliti, rodati, secolari numeri qualcosa di più emozionante e raccapricciante insieme: il lucrativo giro degli spettacoli di intrattenimento più popolari, capeggiato da quel geniaccio privo di scrupoli di Phineas T. Barnum, decise di affiancare all’abituale esotismo animale un tipo di esotismo riferito invece all’umano.

Se da sempre si era tentato di calamitare la curiosità della gente abbindolando e i bambini e il fanciullino serbato dentro i loro genitori con esemplari di bestie fuori dal comune, ora si tentava la medesima operazione con un ulteriore scarto morale: esibendo cioè esseri umani più o meno consenzienti soggetti a tante e tali patologie e tare psico-fisiche da risultare mostri a tutti gli effetti, capaci di suscitare un misto di sgomento e morboso interesse nello spettatore.

Si tratta dei freaks, sventurati cui la natura o, talora, la vita hanno tirato più di uno scherzo mancino, rendendoli personaggi deformati sino all’inverosimile: donne scimmia, uomini lupo, fratelli siamesi, uomini a tre gambe, individui capaci di roteare la testa di un completo angolo piatto, nani, giganti, superobesi, uomini scheletro, focomelici, ritardati con teste a punta, ermafroditi, bruttoni e sgorbi vari.

Il pubblico fece la fila per secoli pur di vederli, occhi negli occhi, e provare un’emozione ambivalente che mai era capitata loro quando assistevano ad animali anche stranissimi messi in parata, poiché in questo caso, per quanto si potesse faticare a crederlo, le stranezze che essi contemplavano erano loro fratelli, figli di umani assolutamente rispondenti alla norma e alla media generali, usciti fuori però, chissà se per un castigo divino o per un semplice malfunzionamento organico, più simili a incubi viventi che a persone propriamente intese.

Una situazione come quella descritta ha fin da subito fatto sorgere un cruciale dilemma: è accettabile che qualcuno si arroghi il diritto di far soldi alle spalle di infelici pari a costoro? Che d’altra parte si scontrava con la constatazione che questa fosse l’unica via percorribile perché persone in quelle condizioni potessero sentirsi in qualche maniera realizzate e divenire socialmente accettabili, spesso ricche e autonome. Un risultato del tutto impensabile se i loro destini non si fossero incrociati, prima o poi, con quelli di un qualche ciarlatano convinto di poter monetizzare i loro gravi handicap.

Fatto sta che una nuova sensibilità ha preferito bandire dalla società contemporanea un genere di esibizione come questo.

E tuttavia qualcosa in noi, di oscuro e difficilmente analizzabile, sembra continuare a pretendere la visione dei freaks, basti pensare al successo di trasmissioni, pubblicazioni o gare sportive che, tra lustrini e patinature, pongono cionondimeno al loro centro figure straordinarie e del tutto improbabili, come l’uomo più alto del mondo, il più basso, il più pesante, il mutilato più veloce nella corsa e così via, che in epoche precedenti sarebbero senz’altro apparse all’interno di un apposito baraccone.

Per gli amanti del genere, consigliamo anzi la visione del programma “Body Bizarre”, una vera e propria collazione di brutture, o meraviglie mediche (a seconda delle diverse sensibilità del telespettatore).

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