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RIFIUTIAMO IL LAVORO!

Oggi, 1° maggio, giornata dei lavoratori. Poverini…

Sfileranno come sempre cortei di lavoratori che pretenderanno salari più equi e di disoccupati che, da parte loro, invocheranno il diritto al lavoro: “Vogliamo lavorare! Trovateci un posto di lavoro!”.

Che senso ha?

È come se un imputato innocente pregasse il suo giudice di condannarlo a morte. Di solito in questi casi si tratta di pazienti psichiatrici.

Perché voler lavorare a tutti i costi? Perché voler donare le proprie vite al sistema? Perdere gli anni più belli, ma anche quelli più mediocri, in attività inutili e inconcludenti, per eseguire gli ordini di un sovrintendente che, nella stragrande maggioranza dei casi, sarà un emerito cretino?

Stancarsi, deprimersi, sputare l’anima, perdere ogni gioia di vivere, tirare a campare con la patetica meta del 27 del mese. Sottopagati, vilipesi, istupiditi, tenuti alla catena alla pari di moderni schiavi, utilizzati e comunque inutili.

Il lavoro, come lo conosciamo, ha avuto inizio quando i nostri antenati, stanchi di rischiare la pellaccia ogni minuto, decisero di abbandonare lo stato di natura di cacciatori/raccoglitori per creare una società stanziale, più pacifica, dedita all’agricoltura, anziché all’avventurosa ricerca di cibo tra savane e selve, dando così l’avvio a un capitalismo ancora embrionale. Fu allora che la collaborazione di tutti quanti si fece preziosa, e via via indispensabile, per mantenere in piedi l’intero cucuzzaro.

Sono trascorsi 23.000, regà. Le cose sono molto cambiate, nel frattempo.

Nel mondo di Mister Okay, nell’era Okay On, tutto sarà diverso. Tutto o quasi tutto verrà automatizzato. I servizi primari, il terziario, la produzione, persino la gestione della legge verranno affidati all’intelligenza artificiale (scongiurando in tal modo i tanti mali arrecati in questi millenni dall’imbecillità naturale degli umani).

E di cosa si vivrà? – diranno subito i miei piccoli lettori.

Con un reddito non di cittadinanza, né di sopravvivenza, ma elargito di default a tutti i cittadini, non parametrato, uguale, perequato e idoneo a una vita confortevole e vissuta appieno, con i propri affetti, con le proprie passioni, senza l’obbligo di disperderla giorno per giorno in attività alienanti. Le risorse ci saranno, già ci sono se solo si volesse…

Il cittadino si trasformerà in consumatore. Verrà pagato per essere in grado di far girare l’economia. Il neo-liberismo, in pratica, verrà superato e annichilito attraverso i suoi stessi mezzi. Tutti saranno liberi di fare quel che più gli pare e gli piace, senza timbrare cartellini o passare un terzo del proprio tempo davanti a un tornio.

Il futuro è vicino. Cominciamo a pretendere il nostro diritto a non fare un beneamato c@zzo. Automatizziamo tutto!

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