L’ultimo sarà George Bush IV.
L’ultimo dei presidenti americani regolarmente eletti.
L’ultimo dei presidenti nazionali regolarmente eletti in genere, per dirla tutta.
Tempo di campagne elettorali di questi tempi negli States, tra abbondanti accenni di demenza senile e bum-bum di improvvisati cecchini contro il candidato repubblicano. Ma per quanto tempo andrà ancora avanti la democrazia americana come la conosciamo e, più in generale, il sistema democratico occidentale?
La democrazia, ossia il popolo che governa se stesso senza dover subire le decisioni di un dispotico monarca o di una ristretta oligarchia di tiranni, è risaputo essere un’invenzione di quel genio di Pericle.
Ma a cosa si è ridotta, dopo 2500 anni circa, questa astuta trovata?
Il sistema democratico, con la Rivoluzione Francese, si è trasformato da diretto in rappresentativo: sarebbe impossibile che ogni cittadino adulto votasse nell’agorà, come succedeva nella piccola città-stato di Atene, in nazioni composte da decine o centinaia di milioni di abitanti. Si è quindi passati a eleggere qualcuno che scegliesse per noi. Qualcuno che, tra tutti, ci fosse affine e che potessimo delegare sicuri di rispecchiarci, per un qualche idealismo, nelle mozioni politiche da lui approvate.
Sappiamo bene che così non è, nella maggior parte dei casi, né lo è mai stato.
“Conosciamo la morale di quella gente: è un gradino più in basso di quelli che si inchiappettano i bambini” dice Woody Allen, parlando di politici. Di fatto questo sono, tranne sparuti geni politici quali Roosevelt, Pericle, Churchill o Mandela: un branco di arraffoni, incapaci a tutto, senza scrupoli, meschini, con invidiabile pelo sullo stomaco, disposti a vendere la propria madre in cambio di un pezzettino di potere, e di relativo peculato, in più.
Eppure sono un male necessario. Sempre meglio loro che un regime autocratico, mi dirai giustamente tu.
Dobbiamo attendere ancora un po’.
Quando Mister Okay sbarazzerà il mondo futuro da queste inveterate strutture, proprio a partire dall’allora presidente degli USA Sig. George Bush IV:
Fu così che, dall’iniziale insindacabile rispetto verso la legislazione e le disposizioni governative, in quel ligio e ossequioso scolaretto dei primi tempi qualcosa si deve essere incrinato. Da un giorno all’altro fu come se il velo che fino ad allora aveva coperto i suoi rossi occhi luminosi si fosse tutto d’un colpo squarciato.
La causa scatenante viene spesso fatta risalire al momento in cui il presidente degli allora Stati Uniti d’America George Bush IV provò a blandire sfacciatamente “The Flying Ranger” ‒ come amavano soprannominare Mister Okay da quelle parti – nel corso di una premiazione in pompa magna, dopo che il suo alito assiderante aveva congelato uno tsunami prima che si abbattesse contro le coste del Pacifico: «Mister Okay è uno di noi! Mister Okay è un americano vero! Mister Okay è prima americano che terrestre. Egli incarna gli ideali della nostra grande storia: la forza di volontà, la rettitudine, una spropositata energia nell’eseguire i compiti che si è prefissato. Mister Okay sarà sempre al nostro fianco. Mister Okay ci difenderà da tutte le minacce che gravano sopra la nostra democrazia, che siano di ordine naturale o umano. Sarà lui a condurre le nostre forze armate quale invulnerabile avanguardista contro le illegittime pretese di quegli stati senza scrupoli che turbano lo stile di vita nostrano».Con una teatrale torsione del busto, si voltò verso Bush IV, che stava pochi passi dietro di lui. Distese il lungo braccio, lo
afferrò per il collo liftandolo da terra, mentre quello, paonazzo in volto, tentava inutilmente di liberarsi dalla presa scalciando nel vuoto. Un «Oooooh!» stupefatto si levò dal numberoso pubblico accorso.
«Stupido omuncolo in doppiopetto,» ringhiò, «perché tu e la feccia dei tuoi colleghi lo sappiate una volta per tutte: l’Uomo Nuovo non sarà mai un mercenario a servizio di questo o quel governo! Mal incoglierà qualunque politico si pianti nel cervello la balzana idea di coscrivere l’Uomo Nuovo tra i suoi supporter. L’Uomo Nuovo combatte i soprusi, non li appoggia!». A perorare quest’ultima dichiarazione di intenti giunse il sinistro scricchiolio del collo incravattato del presidente in carica. Il volto di Mister
Okay era al massimo della tensione, mentre le sue larghe mani lo squeezzavano così forte da far affondare i pollici nella giugulare, sino a staccargli la testa dal resto del corpo. (Da quel che dicono, la testa di G.B. IV sarebbe poi finita ad arricchire la collezione privata di Doc Biz Baz, dentro un grosso barattolo refillato di formaldeide).
Questo momento determinerà le prossime mosse di Mister Okay per il risanamento finale e definitivo della società degli uomini.
Da quel momento in poi non sarà più il bravo scout dagli occhi iridescenti e la bocca che emette microonde sempre al servizio del potere costituito. Deciderà lui di dettare le sue regole.
Fu allora, su quella tribuna, che gli si accese la proverbiale lampadina? Che finalmente capì chi fosse il primo, vero nemico suo e dei miliardi di suoi protégé? Sicuramente fu da quell’episodio che i potenti della Terra iniziarono a non vederlo più come un talentuoso cagnolino scodinzolante e a temere come mai fino ad allora lui e i suoi poteri, il primo dei quali era la moral suasion che avrebbe potuto esercitare sulle masse.
Aveva sempre combattuto i cattivi, ma fu da quel momento in poi che arrivò a capire chi erano i più cattivi di tutti.
Quali saranno queste nuove regole misterocheiane che finiranno per cambiare radicalmente la storia dell’umanità (almeno fino a quando qualcuno non arriverà a tentare di sovvertirle nuovamente)?
Ti rimandiamo alla lettura completa del romanzo, per saperlo. Qualsiasi versione tu scelga.