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E se legalizzassero tutto quanto?

Che ne direste di potervi dr0gare liberamente, senza l’ansia di sentire da un momento all’altro il fruscio che fanno i piedipiatti quando raggiungono con passo felpato il vostro pianerottolo un attimo prima di scampanellare o buttare giù la porta con l’ariete per cogliervi con le dita nel vasetto della marmellata?

Il mondo che ci aspetta, il mondo dominato da Mister Okay o, più brevemente, l’Okay-Welt, si contraddistingue per diversi, talora paradossali, mutamenti, rispetto al secolare assetto sociale che noi tutti conosciamo.

Accanto alla tolleranza zero verso ogni forma di criminalità, forse vi sorprenderà sapere che pressoché tutte le dr0ghe (narco-strong & narco-light) verranno legalizzate, prevedendo per giunta una dose personale mensile per ogni cittadino del futuro, calibrata su peso fisico, stato di salute e uso personale medio.

L’ispirazione del legislatore sembra quella di voler lasciar coltivare i propri vizi in maniera morigerata, per quanto questo possa suonare come un ossimoro.

Lo spirito delle leggi in materia di sostanze ludiche sembra trasparire limpidamente dal Dispaccio Sanitario #366/ter, che, in un passo piuttosto significativo, così recita: “Se davvero avete care certe tentazioni, controllatele affinché non divengano mai dipendenze, o un giorno vi vedrete costretti a rinunciarvi definitivamente pur di ripulirvene”.

In effetti, a pensarci meglio, questa è in realtà una delle maniere più efficaci per togliere alla criminalità uno dei suoi maggiori introiti, onde f*tterla sul campo.

Accadrà da un momento all’altro, quasi all’impensata, com’è stato per la cannabis nell’America di Obama. Per questi particolari andate qui.

In un mondo in cui ogni dr0ga è consentita ci sarà anche maggiore informazioni circa effetti desiderati e non delle sostanze acquistabili.

Per esempio, chi di voi sa che le cosiddette dr0ghe leggere, per quanto possano essere considerate poco più di sciocchezzuole rispetto a stupefacenti ben più invasivi, possono slatentizzare forme di schizofrenia o bipolarismo nei soggetti naturalmente più sensibili, che, magari, se mai ne avessero fatto uso, non avrebbero dovuto affrontare l’insorgenza di tali patologie? Chiaro che non lo sapete, Abdul, che lavora ai giardinetti per la banda di Dragan, che a sua volta è l’ultima ruota del carro dello smercio che fa capo a Don Turiddu, non vi ha mai avvertiti. Lui magari manco lo sa, e, anche qualora lo sapesse, che gliene farebbe di dirlo proprio a voi?

Nell’era Okay On tutto sarà differente. Ogni sostanza psicotropa verrà accompagnata dal suo bel bugiardino, sia per mettere in guardia su esperienze potenzialmente nocive, sia, al contrario, per magnificare i vari effetti per gli amanti del genere.

Non mancherà un largo spazio per le sperimentazioni, come certi mix di benzoilecgonina, bufotenina e psilocina sintetizzate capaci, a seconda delle relative percentuali, di preconizzare il futuro, conoscere a colpo d’occhio il passato di chi si ha di fronte, conoscere ciò che sta accadendo in quel preciso momento in qualche altra dimensione spaziotemporale e via dicendo. Dettaglieremo la lista delle narconews in un prossimo articolo magari, se vi farà piacere e ce la richiederete. On demand, insomma…

Comunque, la regina di tutte le neo-dr0ghe sarà la Lizbona+.

In che cosa consiste?

La formula è più segreta di quella dell’OKola. L’unica cosa certa è la pura fattanza che ne deriva.

Tanto per rendervene l’idea non ci resta che lasciarne la descrizione, in presa diretta per così dire, a un utilizzatore che preferisce mantenere l’anonimato, e che convenzionalmente chiameremo “Gigi”:

È pronto e ansioso mentre si rilancia a quel prodigio della chimica assunto in dosi massicce; mentre avvolge l’interno del gomito col laccio gommato, picchiettando su e giù per la parte molla dell’avambraccio alla ricerca della vena fortunella, destinataria di quella nuova stella che arderà nel sacro fixamento del suo arto…

Dunque trovatala la perfora, con l’empito sgraziato del macellaio che redarguisca il futuro quarto di bue con uno sparachiodi tra gli occhi.

Gigi punge e affonda, pigiando ben bene un secondino prima di iniziare a danzare tra i quasar…

!!dopodiché non mi ridurrò a fischiettare motivetti tristanzuoli verso una luna quasi vuota come un lupo ciclotimico, ma saprò ancora uscire nel sole, capelli al vento, ad ascoltare il cip-cip dell’usèl, godicchiandone!! sì: go-dic-chi-an-do-ne!!

Ta-puuum!

e la scarica di felicità fibrointrusiva ebbe facile giuoco di quel corpo conduttore… Arguii la dolce, doolceee droga tutt’imbevermi, rifugiandosi centrifuga dalla valvola in escandescenza del mio cuore palpitante per vene e capillari e nervi e fibre, insino alle periferie più remote, così i’ sentìa il bibulo organismo dovunque impregnato cellula-cellula di quell’ultimo, acclamatizzimo derivato di mistress Brownsugar, che dicèvami sostituir dagiadagio gli ordinari liquidi tissutali di sua novella presenza, rendendomi vivo: vi-viz-zi-mo!!

Ma il meglio l’è ancor tutto da venire… quand’è che, pà-ra-pàh!

…quando ariba, aribaaa.

Puntualizzima.

La fine di quell’ irruzione che-poi-più, nel cuore del cuore dell’Eden-morfa…

??per, al solito, stornarmi dai giardini a pergola, gravi della frutta più sugosa e primaticcia, che mi fu dato ambire nel frangente del pù-PÙM! chimic’alchemico, e riparanoiarmi, dunque, ingiùe, ovverosìa ai gerbidi peggio gramignosi, agli ettariati bauxitici della fase-appendice di una cala psicofisica che la regola delle cose ama seguìr??

No!

… sorpresonaaah! Altro giiiro, siori! Altroggiraltroregalooo!!

Gli è propriadesso che ’l tanto decantato +x (:cioè quella certa addizione incognita alla formula classica della diacetilmorfina) nùnciasi infatti, quand’è che l’ultimizzimo zuzzulto elettrico del po’ po’ di schioppante rush attizza la miccia della coscienza, or nuda e spiumata: fritta oramai, e in più impanata da qualechessia il fattore esogeno: io, Gigi Strapiù, che ora mi rintraccio raccolto in un abbozzo di sonno fetale sul fondo del cucchiaino stile impero ancora lercio dei resti grumosi della robba, quandooo… un felice lancio balistico mi catapulta in un’ascensione subitanea diretta tra i festanti cherubi della fattanza più decisiva, compresi nei loro do-la-fa, santoli e infilzate madonnine, là dalla fanta-stratosfera (non contemplata da specole né almagesti) che va ricavando forma dai turbini dai toni psi-che-de-li-ci che materiano il tenebrore circostante.

Insomma, imparandomi con cura quel ch’è intesa pura sborgna da Lizbona Zuperztar, fratelllo!!!

Nell’esalare un ringhio frenetico chiudo gli occhi… e quando li riapro… oddio!

Non è più soltanto il piacere qui in giro, nooou. Ora le luci e i nuovi colori e come una melodia, ancora a basso volume per ora, ad aver preso il posto e la sensualità della realtà convenzionale…

Tutto diverso: oggetti, sensazioni, suoni… gli elementi inventati ex novo…

Wow!

…eccovi, la transizione selvaggia, e nerva: descioppatomi quel pochetto da potermi riqualificare ai flussi fussi (che di che sono? forsekè mesca? forsekè ketalàr? o ’l nettare stesso che scola gutta gutta dagli imbanditi lettisterni…) di tra i fatti più fitti, su su. Su, su.

Mollato di fisso alle eufuistiche giroscopie del mio ipotalamo infiammato: illeggiadrito, ora pure, dei debiti gravitazionali piuppiù tenaci, Gigi+ che piroetta verso l’alto, razzo-pirlante alla volta della volta di un cielo violaceo e colloso, sussù. Su, su. Cavalcando una corrente ascensionale che nun mitiga. Anzi, acuisce: più zu. Piùùù zu…

io (chi, sennò?!) frullato da un moto rotazionale – tarato sui ritmi di Elvis. Dapprima appena tamtamici: in sssordina – il cui baricentro, et l’ass’ che ci pass’, buca e si imbuca (sambuca? Finitaaa!!) a filotto traverso, un’a una, le acidotinte cateratte gassose (finite quelle pure!!) di quei cieli – creati da un qualche dio in strippa dura, chiaro!- per aspirar ad astra…

Fuììì-fuììì-fuìììì…

Tutta ’na good situation, ooh so good!, ’n’atmosferina di quelle là, elisie e metà metafisiche, verso cui, con animo nirvanalogo, mi esalto e salto

fin’ad appendermi a un lembo della galaxia che dopo m’attende: campita a toni del rosa/lillà. Inquinata via via dai celesti e i verdi e i giada e i maròn dei vuoti spazi, entro cui mi destreggio in questo mio planetario planare, e vagolare tutt’in giro.

Palle di fuoco vivo e satelliti e stelle e astroquorps pulsanti spuntano in ogni parte, movendomici sull’abbrivio (allegro, ah ah, con fuoco) di un vibrante Suspicious Minds – versione Live in Vegas, massimo massimo Afternoon in the Garden – che a ppalla filodiffòndesi ognidove, per la cassa di risonanza di sto mio personale iperspazio – – Ptz ptz, ptz ptz. Gigippiù chiama base-Terra, Giggippiù chiama base-Terra. M’arisentitte, basetèra??? Quassù tuttapposht’: magnifique! Ptz ptz ptz – – pel qual, attratto, mi insuso (a tratti m’ariposo)… Il sound si irradia, attraversa i pianetini fluffosi e le stelle dai colori freddi, o li scalza, e ancora s’alza, finché rimbalza sulle pareti estreme per rincularvi e su me convergere.

…Su di me. Meee, che d’un tratto mi sorprendo intabarrato nella bianca fluorescenza di una giacca costellata di pailettes in rame con tanto di frange penzoloni ssbat-batacchianti sutt’’e braccia sutt’’e scapole come un piumaggio angelico, ossia di vulatile migratòr, qua e llà mi sposto, tra i corpi celesti (anzi, variopinti) vari, bagnato dell’olio di sta voce con tanto di palle quadre: da cantante confidenziale il cui cuore pompi uno shaker di adrenalina e norepinefrina e anfetamina naturale, anziché sangue… we’re caught in a trap, I can’t walk out ’cause I love you too much baby; i pantaloni scampanati sfarfallano con un rumor del cuoio sugli stivaletti di vitella bianchi a far pendant: la ciambelliforme ghirlandona Honolulu spara invece, c’è da dirlo, co’ su’ rosci petaloni in sul fronzolato davantino della candida camicia a collo basso, garrendo per suo conto; e io che mi produco in tutt’una gamma di evoluzioni aviatorie parecchio junkie, angolandomi con sapienti timonate destr’ sinist’, a seconda delle diverse inclinazioni e dei remeggi della mantella a mezza schiena che mi pende giù dalle spalle. Why can’t you see what you’re doing to me, when you don’t believe a word I say?

Beccatemi ora: sono Elvis che svende soul & blues & charme in una comunione stabilita a $5 il cranio dentro la sala spettacoli d’un hotel di Las Vegas extra-chic che pullula d’un pubblico dall’appetito cannibalico.

Sono Gesù Cristo, qui a ridare la vista ai ciechi, la parola ai muti; che redime i suoi sbiellati seguaci sott’una luce che ne esalta la figura parecchio atletica!

…cossì lo schivo, l’assortito planetarium che tutt’attorno granisce, dal gnente, e riflèttonsi, pezzo a pezzo, nell’umido di mie pupille dilatate col loro carminio di fuogo, presto mutante al giallo zolfo per poi aranciarsi, ragunando i vapori sospesi a mezz’aria come fuochi fatui (quelli, ad es., che talora un cadavere ics, ancor gassperetante, pure post mortem, si garba d’emettere) e di tanto in tanto, mentre in mezzo ci guizzo, mi sfiorano, con manine roventi, a sbaffarmi i capelli tirati a gel con piccole lingue di fuoco che leste estinguono, lasciandovi sol più sottili strie di giallo (: tipo colpidisòle da esperta coiffeuse (lege: pennòira))…We can’t go on together, with suspicious minds and we can’t build our dreams on suspicious minds… Oltre m’ inoltro, inoltre, sulla rotta del timbro profondo del Re… so if an old friend I know, drops by to say hallo, impimpamtissimou dal sol-sol, si-la/ sol-sol, si-la della tromba… would I still see suspicious in your eyes? beccheggio fra le palle sfiammanti che alle parti ingigàntonsi: traguardo già il traguardo, ché or m’è chiaro, ooohsssì: nell’allucciolìo ’ncor nascosto là in fondo dai profili dei pianeti. Che si scopre pian pianino, come una bagascia rifornita di capricci artistici… E mi ci beo, traghettandomici a stile rana. Finché non la si dettaglia per benino, la luce che m’occhieggia: s’allarga a cono da un diaframma ricavato tra i vapori.

Questa è la meta, sembra dirmi con la voce di LittleCruz… This is your own goal, come on!

O-oooh!!

Sguiscio e sbiscio mai lasco, non casco ma struscio sui globi, e alla mite corrente che rilascia in toto mi voto, aspettando niente niente di essere abbastanza da presso per abbozzare la postrema ginnastica, e in virtù d’essa spingermi proprio in mezzo al fascio di luce che, partendo da quel diaframma strizzato da un vorticoso gorgo di gaz purpurei, con un risucchio velocizzante mi tragga alla sua origine.

La musika, au contrair, che placa le schitarrate dure come le bussate matte alle percussioni, la tromba a bomba, sino a intimidirsi a un soffiato sottofondo di cadenzine di tamburo e piatto e piano, in sintonia con l’Elvis’ range or ora calante a un sussurro callo callo

Oh, let our luv survive,

Or dry the tears from your eyes.

Let’s don’ t let a good thing die when, honey…

quand’eccomi una spanna dal centro vitale del diaframma: lì dove un caldo miele luminescente scivola e ribbolle. E ormai, per entrarci, necessita un niente. Aaah e-n-t-r-a-r-c-i… lì scoverai la beatitudine che hai cercata una vita (anzi vitaccia) ovunque, che mmò, oh yeaah!, finalmente zta qui, prezente!… Aahh una pinnatina sola ed ècchime, a vardar nell’okki il guardiano posto alla soglia dell’estremo plazèr: accoglierne dalle mani il premio ultimo pei più edonistici desiderata, ooossì!

You know I’ve never-never lied to you: quel certo qual istinto a chiamarmi, a farmi saper che l’è questo, in definitiva, lo scopo del trip, no, not much, yeah, yeah! in questo luminoso sacello che devo penetrare pur di far mio quel godimento tondo tondo verso cui tutto ciò pare voler volgere. Aah un piacevole tepore che mi avvolge, mi persuade… che ormai, sììì, è fatta. Basta niente a cogliere il sacrosanto senso di tutte ste psicotropizzate circonvoluzioni. Ma… son lì lì…

la misura di uno sputo…

quando…

sbatto su un che. cheee… boh…

Rumore di vetri in frantumi…

E una presa fantasma che mi coglie da dov’ero, daddovero!, per pluffarmi dritt’all’opposto vettore. Senza uno straccio di avviso…

Ok, ok: capitottùtto: è la partenza del DOWN (e io che ci vo, a go-go: ’mpressampress’).

C’era da aspettarselo, miseriah.

La fase calante cui, consumato il suo massimo picco, ogni fuoranza che si rispetti ti porta.

Regolare!

Ma poi… come a un comando…

bloc!

tutto si fissa…

me compreso…

e un silenzio meditativo che pare non dover più finire. Che gonfia, gooonfia, fino a svuotare lo spazio circostante.

 

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