dal plus-romanzo Mister Okay, KORM ent., 2024:
Castle Plaza, nel pieno downtown di Turin City, presso l’attuale Demanio Interstatale Subalpino. Il cineamatore sta zoomando sul fortilizio che dà nome alla piazza, quando un improvviso bagliore manda in una breve sovraesposizione la pellicola. Si sarebbe poi saputo che lungo tutto il 45° parallelo, per l’intera sua estensione, si era notato in quel momento uno strano corpo luminoso staccarsi dalla volta celeste e fendere in celere discesa la distanza che separa cielo e terra.
Differito di una frazione di secondo, segue un pauroso boato, che riempie l’aria.
Ad aver provocato quella luce abbacinante è stata la collisione di Mister Okay con l’atmosfera terrestre, il fragore invece è dovuto al momento in cui il grave in caduta libera rompe il muro del suono. Lo si capisce non appena, un attimo dopo, la cinepresa uppa di scatto alla ricerca delle cause di tutto quel mishmash e coglie un corpo avvolto da un fuoco azzurrognolo precipitare a perpendicolo verso il suolo sottostante.
Per quanto tenti di frenare la propria corsa a qualche decina di piedi dall’impatto, l’atterraggio è incrashante. Si skillerà dopo, con gli anni, in discese più dolci.
Al brusco contatto con il suolo un piccolo cratere si crea sotto i suoi piedi, tra i ciottoli della pavimentazione stradale, accompagnato da un nuvolone di fumo che si solleva da terra. L’onda d’urto abbatte alcuni alberelli piantati nel raggio di qualche decina di iarde, fa sgretolare come calcina la superficie del lato ovest del vecchio castello che insiste nel centro della piazza.
Si intuisce che è una scossa tellurica di media potenza a far ondeggiare per qualche secondo le immagini prima che la cinepresa si abbassi di colpo, a filmare la punta dei sandali del cineamatore. Poi, un ultimo guizzo. Le mani tremanti riportano l’apparecchio davanti agli occhi, per testimoniare il prodigio: eccolo, Mister Okay! Ripreso a una distanza massima di una quindicina di piedi. Si guarda in giro con un’espressione incerta e divertita assieme. Distante, alle sue spalle, si intravede la gente presente in Castle Plaza fare pian piano ritorno, richiamata dalla curiosità, dopo essere stata messa in fuga da quell’urto impressionante. L’obiettivo stringe su Mister Okay. Fermo immagine. Lo si può ammirare distintamente nella sua mise originaria, quella che mantenne per i primi cinque o sei anni.
Non è poi molto diversa da quella corrente, come tutte quelle intercorse tra la prima e l’ultima, quanto a taglio, disposizione dei colori, componenti, foggia del mantello. Cambia il materiale. Quella che indossa nella ripresa amatoriale sembra fatta di mussolina, quella che porta adesso è sottilissima, agglutinata al suo corpo atletico come una seconda pelle. L’unica aggiunta che salti all’occhio rispetto ad allora è la scritta a caratteri cubitali distribuita sopra gli ampi pettorali: Mr Ok.
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